Questo (30 novembre) è il giorno decisivo per far ripartire davvero i rinnovi contrattuali del pubblico impiego fermi da sette anni. Molto si giocherà sulle formule definitive del documento, perché sui contenuti il quadro è ormai chiaro. Il punto di oggi è politico e poggia sull’impegno del governo di trovare per il 2018 risorse aggiuntive rispetto a quelle messe in campo dalla legge di bilancio del prossimo anno, che al netto dei fondi da destinare alla replica degli 80 euro per le forze dell’ordine e alle stabilizzazioni prospettano un ritocco medio intorno ai 40 euro.
La cifra chiave in discussione resta quella degli 85 euro a regime (al termine del triennio 2016-2018). Essi rappresenteranno la soglia di riferimento per modulare i ritocchi retributivi che dovrebbero concentrare gli effetti maggiori sui redditi più bassi.
L’altro pilastro della proposta punta alla semplificazione delle regole per il salario accessorio, con l’obiettivo di ridare peso alla contrattazione e di costituire indicatori utilizzabili per l’assegnazione delle quote dei premi. La sfida è collegare il tutto a obiettivi misurabili, soprattutto in termini percepibili dai cittadini.