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tecnologia

L’impatto dell’automazione sul lavoro. Il caso della Gran Bretagna

Secondo un rapporto di PricewaterhouseCoopers (PwC), network internazionale, operativo in 158 Paesi, circa il 30% dei posti di lavoro in Gran Bretagna saranno potenzialmente minacciati nei prossimi anni da innovazioni nel campo dell’intelligenza artificiale (AI). Una percentuale inferiore a quella di Stati Uniti e Germania, rispettivamente 38% e 35%, ma superiore a quella del Giappone, al 21%.

 

 

Lo studio

John Hawksworth, capo economista presso PwC, ha commentato: “Uno dei principali driver delle nostre stime a livello di settore è il fatto che le attività manuali e di routine che sono più suscettibili di automazione, mentre le abilità sociali sono relativamente meno automatizzabili. Detto questo, nessuna industria è del tutto immune dai futuri progressi nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale.”

La previsione si riferisce in particolare al periodo che partirà intorno al 2030. Tra i settori più esposti la vendita al dettaglio e all’ingrosso, il trasporto e lo stoccaggio, e la produzione. Si parla di 2,25 milioni di posti di lavoro ad alto rischio nel commercio al dettaglio e all’ingrosso (che è del resto il settore che impiega la maggior parte dei lavoratori del Regno Unito), 1,2 milioni nel settore manifatturiero, 1,1 milioni in servizi amministrativi e di supporto e 950.000 nel trasporto e stoccaggio.

Saranno i lavoratori meno istruiti quelli che più di altri dovranno affrontare i rischi conseguenti la spinta verso l’automazione. Se da un lato l’introduzione di queste nuove tecnologie potrà aumentare la produttività, la ricchezza e la spesa, generando quindi nuovi posti di lavoro in settori di servizi che meno facili da automatizzare, d’altra parte potrebbero aumentare le disuguaglianze di reddito.

La grafica che proponiamo si concentra sui diversi settori lavorativi britannici, e sui rischi che i lavoratori dei diversi settori corrono a causa dell’automazione. Quali professioni sono più a rischio di essere soppiantate dal lavoro dell’intelligenza artificiale? E in quali la presenza umana rimane un valore imprescindibile?

I settori a rischio automazione

Al primo posto tra i lavoratori a rischio tutti quelli impiegati in mestieri relativi alla gestione idrica, fognaria e dei rifiuti. Si tratta della percentuale più alta tra i settori analizzati, il 62.6%. Allo stesso tempo, però, sarebbe il settore con meno impatto sociale, dato che solo lo 0.6% dei lavoratori britannici è impiegato in tali attività. Molto alta anche la percentuale nel settore trasporto e stoccaggio, che si attesta sopra al 50%, più precisamente al 56,4%. Più alta la percentuale di occupazione rispetto al totale dei lavoratori, intorno al 4,9%.

Sopra la media del 30% il settore manifatturiero, 46.4% col 7.6% di impiegati rispetto al totale, la vendita all’ingrosso e al dettaglio, 44% e 14.8% di impiego, il settore amministrativo (37.4% di percentuale di rischio), finanziario e assicurativo (32.2%), della pubblica amministrazione (31.8%). Per quanto riguarda la vendita all’ingrosso e al dettaglio la percentuale di rischio incide sul 14.8% dei lavoratori britannici. Il settore con la maggior percentuale d’impiego e di conseguenza la percentuale di rischio a maggior impatto sull’intero mercato del lavoro in Gran Bretagna.

Quando il fattore umano rimane imprescindibile

Esistono però anche lavorii in cui il fattore umano rimane fondamentale, e le cui percentuali di rischio scendono sotto al 20%. Solo il 18.8% degli impiegati nel settore agricolo, della silvicoltura e della pesca rischia di essere sostituito da un robot nei prossimi vent’anni. L’1.1% dei cittadini inglesi si occupa di attività inerenti al settore. Ancora più in basso troviamo l’ambito sanitario e dell’assistenzialismo, in cui si colloca il 12.4% dell’intero mercato del lavoro, con una percentuale di rischio del 17%.

Percentuali inferiori al 10% nel campo dell’istruzione, data la quantità relativamente elevata di compiti difficili da automatizzare. Solo l’8.5% del settore che impiega l’8.7% della popolazione è a rischio automazione.