La Germania cancella la crisi o quasi. In un senso non banale: manca poco perché il pil tedesco ritorni al livello che avrebbe comunque raggiunto in assenza della grande recessione. Eurolandia e, ancor di più, l’Italia sono molto lontane da questo obiettivo.
È qualcosa in più del semplice tornare ai livelli precrisi: il pil trimestrale tedesco ha raggiunto questo risultato nel marzo del 2011. Quello che la Germania sta conseguendo è qualcosa di più importante. Prima della crisi, l’economia tedesca cresceva, in media, dello 0,36% trimestrale. Se non ci fosse stata la grande recessione, nel terzo trimestre del 2017 avrebbe potuto raggiungere, senza tener conto delle oscillazioni cicliche, quota 742,5 miliardi di euro. Si è fermata – in base ai dati diffusi martedì – poco sotto, tra 731,9 e 732,6 miliardi.
La convergenza è comunque relativamente lenta. Se l’economia continuasse a crescere al ritmo di quest’estate (lo 0,8%) il traguardo sarebbe raggiunto a settembre dell’anno prossimo. È improbabile che accada così presto, in realtà: l’economia – in base all’andamento di consumi e investimenti, ma anche ad altre stime del pil potenziale, sostenibile – sembra essere destinata a rallentare un po’.A un ritmo del +0,5% – la velocità media dell’ultimissimo periodo – occorrerebbe un anno e nove mesi in più: l’appuntamento è a giugno 2020.
Sembra poca cosa, ma non è così. Altre economie sono molto indietro. Eurolandia ha superato i livelli pre-crisi molto più tardi della Germania, a giugno 2015. Nel terzo trimestre di quest’anno il pil ha toccato 2.590 miliardi, ma se non ci fosse stata la Grande recessione avrebbe dovuto raggiungere quota 3.042 miliardi.