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politica

Le proposte dei partiti per la sicurezza

Lontano finora dai clamori in corso della politica, è invece uno dei temi decisivi della campagna elettorale. La sicurezza pubblica: cavallo di battaglia, da sempre, del centrodestra, oggi imprescindibile per tutte le altre liste. Così, ultimo atto alla vigilia delle elezioni, il 26 gennaio il governo di Paolo Gentiloni ha voluto chiudere il nuovo contratto per militari e forze dell’ordine, su indicazione esplicita di Matteo Renzi e con tanto di conferenza stampa dei ministri Marco Minniti (Interno) e Roberta Pinotti (Difesa).
Con non pochi malumori tra gli addetti ai lavori sugli aumenti previsti. La vicenda contrattuale ha infiammato la prospettiva politica della questione sicurezza e l’ha spostata sul fronte del personale. Gianni Tonelli, candidato capolista Lega a Bologna e segretario del Sap (sindacato autonomo di polizia), tuona contro il rinnovo: «Porta in busta paga cinque euro netti al mese». I ministri al contrario hanno parlato di un incremento mensile tra i 110 e i 125 euro lordi. Replica a Tonelli Enzo Letizia (Associazione funzionari di polizia): «Non si manipolino i dati. Tra contratto e riordino delle carriere, gli incrementi sono adeguati».
Il settore Difesa e Sicurezza annovera 450mila addetti, sono almeno il triplo in termini di votanti potenziali e il nuovo contratto arriva a distanza di nove anni dal precedente. «È?stato il più imponente sforzo strutturale da quanto esiste il comparto» sottolinea il ministro Minniti. Non è escluso che se tra gli addetti ai lavori ci fosse una percezione di delusione rispetto alle aspettative, il rischio è di scatenare un effetto boomerang. Ma «dal 2014 a oggi sono stati stanziati oltre 7 miliardi per assunzioni, sblocco totale del turnover, investimenti e contratto» rivendica Emanuele Fiano (Pd).

Articolo sul Sole 24 Ore del 31 1 2018