Dal 1928 il paniere Istat racconta l’Italia. In modo storto ma preciso, registra come cambiano i nostri acquisti, come cambia il nostro stile vita, ci dice chi siamo e come siamo diventati. L’elenco dei prodotti che contribuiscono a definire gli indicatori dell’inflazione sono un segnale di quello che è entrato nelle nostre cose, dei prodotti e dei servizi che stanno assumendo crescente importanza nelle nostre abitudini. Ecco perché ogni volta che cambia è una festa per la sociologia.
Per esempio, da pochi giorni per valutare l’andamento dei prezzi nel 2018 non si considereranno più la telefonia pubblica, quindi le cabine telefoniche, il canone Rai e il lettore Mp4 mentre si terranno d’occhio la lavasciuga, il Robot aspirapolvere, l’avocado, il mango e i vini liquorosi. Il canone Rai ormai è assimilato a una tassa e non più legato all’acquisto di un servizio. La cabina telefonica è ormai completamente inutilizzata grazie alle diffusione del telefono cellulare. Per il calcolo dell’indice Nic (per l’intera collettività) e per il Foi (operai e impiegati) figurano nel paniere 1.489 prodotti elementari (1.481 nel 2017 raggruppati in 923 prodotti). Nel 2018 si utilizzeranno i prezzi registrati alle casse di supermercati e ipermercati mediante scannerizzazione di codice a barre dei beni per la casa e della persona provenienti dalla Grande distribuzione organizzata.
Nel paniere Istat per il calcolo dell’inflazione per il 2018 tramite l’indice Nic figurano 1.489 prodotti elementari (1.481 nel 2017), raggruppati in 920 prodotti, a loro volta raccolti in 404 aggregati. Nel complesso, le quotazioni di prezzo utilizzate ogni mese per stimare l’inflazione passano da 706.500 a oltre 4.500.000 e provengono da una pluralità di fonti: 461.000 raccolte sul territorio e 153.000 direttamente dall’Istat; 3.840.000 tramite scanner data; 63.700 provengono dalla base dati dei prezzi dei carburanti del ministero dello Sviluppo.