In questi anni anche chi non ne capisce niente di economia e finanza ha imparato a conoscere il significato di una parola oscura: spread. Un termine che indica la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi (i bund) e quelli italiani (i BTp). Maggiore è la distanza tra questi titoli del debito pubblico maggiore è il rischio che il Paese più debole e con il debito pubblico più alto (l’Italia) faccia bancarotta. Fortunatamente questo rischio, che è stato ai massimi storici tra il 2011 e il 2012, è stato scongiurato grazie all’intervento della Bce che negli anni ha rassicurato i mercati facendo capire che avrebbe fatto tutto il possibile per salvare l’euro. Questo ha permesso allo spread di scendere progressivamente a livelli che oggi non fanno più paura (guarda qui il grafico dello spread tra Bund e BTp). C’è tuttavia un altro spread che non ha mai smesso di crescere. Ed è uno spread che impatta direttamente sulla vita delle persone: quello del mercato del lavoro.
Il tasso di disoccupazione in Italia ad ottobre ha raggiunto il record del 13,2%. Dieci anni fa era inferiore a quello della Germania. Come si può vedere da questo grafico il divario nel corso degli anni si è azzerato e, con la crisi, la forbice si è allargata sempre di più a nostro sfavore.