Poco meno di 54 minuti nell’arco di 110 anni. Questo è quanto i corridori mondiali sono riusciti a limare nel corso di più di un secolo di maratone a fronte dei progressivi miglioramenti ottenuti coprendo i fatidici 42,195 km previsti, articolati su un percorso che, stando al regolamento IAAF, non deve prevedere un dislivello superiore allo 0,1%.
L’ultimo ritocco al record mondiale è avvenuto domenica 16 Settembre quando è andata in scena l’annuale maratona di Berlino durante la quale il kenyota Eliud Kipchoge ha saputo avvicinarsi sempre più alla tanto ambita soglia delle due ore, fermando il cronometro a due ore, un minuto e trentanove secondi.
Nell’infografica che segue sono riportati tutti i progressivi miglioramenti censiti dalla IAAF dal 1908 ad oggi e vengono rappresentati nel grafico su sfondo azzurro in funzione della velocitò di percorrenza della maratona, colorando i relativi marker circolari con un gradiente che spazia dal rosso intenso al verde scuro delle prestazioni più recenti e, di conseguenza, più veloci.
A seguire viene anche riportata l’ipotetica distanza aggiuntiva coperta da ogni atleta nell’arco di un intervallo di tempo pari allo scarto tra la durata di ogni record mondiale confrontato con il primo (02:55:18) e corsa mantenendo il passo medio del primato del 1908 (14,44Km/h).
Completa l’infografica una mappa che indica la provenienza geografica dei detentori del record sia in termini di numero di atleti sia di titoli complessivi (a fronte di atleti pluri-primatisti).
Il centinaio di secondi che separano il fresco detentore del primato da quella che una volta sembrava una chimera restano comunque difficilmente eliminabili nel breve termine, specialmente se si pensa che è molto raro assistere ad una performance migliorativa tanto quanto lo è stata quella di quest’anno.
Sarà forse l’aria berlinese, ad ogni modo il record del 16 Settembre è il settimo consecutivo stabilito nella maratona della capitale tedesca (sugli otto complessivi) anche se era da diversi anni che non si assisteva ad un miglioramento pari al minuto e 18 secondi rifilati al record precedente stabilito nel 2014 da un altro kenyota, Dennis Kipruto Kimetto (2:02:57).
Per superare questo primato nel primato, nel recente passato bisogna fare un salto indietro fino al 1967 quando l’australiano Derek Clayton, con il tempo di 2 ore 09 minuti e 36 secondi ritoccò il record di 2 minuti e 24 rispetto a quanto fatto registrare due anni prima dal giapponese Morio Shigematsu (02:12:00).
Scendendo per la prima volta sotto il muro delle due ore e due minuti, Kipchoge si è avvicinato sempre più alla velocità di 21 kilometri orari (20,81 per la precisione) che se paragonati al passo del primo record mondiale pari a 14,44 km/h, equivalgono ad un miglioramento della performance di poco inferiore al 50% (44,1).
Il paragone con il passato assume una natura più pratica se si prova a calcolare quanta distanza sarebbe possibile percorrere con il tempo “risparmiato” rispetto al primo record della storia, imponendosi di mantenere l’andatura del primato stabilito nel 1908.
L’attuale primatista Eliud Kipchoge che vanta un “risparmio” di quasi 54 minuti, procedendo al ritmo gara mantenuto dall’americano Johnny Hayes nel Luglio del 1908, sarebbe nelle condizioni di coprire una distanza extra pari a quasi 13 kilometri (12,91) il che la dice lunga su quale sia stata la progressione in questa disciplina, così come avvenuto praticamente in qualunque ramo dell’atletica leggera o dello sport in generale.
Spostando il centro dell’attenzione sulla provenienza geografica degli atleti, dalla mappa è possibile notare come il paese che ha dato i natali al maggior numero di primatisti siano gli Stati Uniti (sette), seguiti a ruota da Kenya e Regno Unito rappresentati da cinque corridori a testa.
È britannico invece il record per quanto riguarda il numero complessivo dei primati stabiliti, pari a otto, e conseguito anche grazie al poker ad opera di Jim Peters, autore di ben quattro miglioramenti consecutivi al primato nell’arco di due anni tra il 14 Giugno del 1952 e il 26 Giugno 1954, per un totale di tre minuti e tre secondi risparmiati calcolati sulla base del valore precedente (Suh Yun-bo, 02:25:39).
E se per i primi sessanta anni nella storia della disciplina, Stati Uniti e Regno Unito (con anche quattro apparizioni del Giappone) si sono tutto sommato spartiti l’amministrazione del record, negli ultimi tre decenni il dominio africano guidato da Kenya ed Etiopia è stato interrotto solo in due circostanze ad opera del brasiliano Ronaldo da Costa nel 1998 e dall’americano Khalid Khannouchi (2002), anche se quest’ultimo, nato e cresciuto in Marocco, acquisì la cittadinanza statunitense a fronte del matrimonio con la moglie americana, frutto del suo trasferimento negli Stati Uniti a causa di incomprensioni con la federazione marocchina.