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cronaca

Maturità vs test Invalsi: Italia spaccata. Come si misurano i livelli d’istruzione?

Perché la maturità produce risultati fuorvianti e per nulla in linea con la reale preparazione dei ragazzi? Proviamo a confrontare i risultati dell’esame di Stato con quelli delle prove Invalsi, da quest’anno condotte per la prima volta anche in quinta superiore, e che comprendono quiz in italiano, matematica e inglese. Si tratta di test standardizzati, e per questo meno soggetti al giudizio personale dei docenti – dunque più affidabili.

I risultati degli Invalsi contraddicono quelli della maturità, e mostrano come al termine degli studi dell’obbligo i ragazzi del Sud abbiano – in media – accumulato un ritardo enorme nella loro preparazione.

Con tutta probabilità i voti della maturità riflettono piuttosto quanto sono generosi i docenti, e questo perché voti maggiori al sud contraddicono un altro risultato che emerge sistematicamente negli studi sul tema. Ogni volta che gli scienziati sociali hanno cercato di capire che rapporto c’è fra risultati scolastici e caratteristiche socio-economiche dei ragazzi, infatti, hanno trovato che in media si tratta di fattori collegati.

In altre parole, gli studenti che provengono da un contesto più favorevole (come è il caso del nord Italia, più ricco del sud) tendono in genere ad andare meglio. Le prove Invalsi sono appunto in linea con questa tendenza, che compare un po’ in tutti i paesi del mondo ma che gli esami di maturità capovolgono del tutto.

Come ricorda il rapporto Invalsi 2019, infatti, “la ricerca nel campo dell’educazione ha più volte dimostrato che l’ambiente di provenienza influisce in modo determinante sulla motivazione a imparare, sulle aspettative future, sui risultati delle prove di apprendimento, sulla scelta degli studi, e, in generale, sul profitto e sulla carriera scolastica e professionale degli studenti”.

Poiché si tratta di un tema delicato bisogna essere chiari e ricordare che “quella tra status socio-economico-culturale e risultati nelle prove Invalsi è una semplice associazione e non implica un rapporto di causa-effetto”. Essa “non significa che uno studente di origini modeste abbia necessariamente bassi risultati e che gli studenti che hanno alle spalle una situazione avvantaggiata socialmente ottengano sistematicamente alti risultati, ma solo che, mediamente, gli alunni che partono da condizioni più favorevoli conseguono migliori risultati degli alunni svantaggiati e viceversa”.

Non esiste nessuna evidenza particolare, d’altra parte, che spieghi come mai i ragazzi del meridione dovrebbero avere risultati scolastici migliori pur partendo da un contesto più svantaggiato. Questo rende problematici i risultati della maturità, e suggerisce che si tratti di un tipo di esame da riformare profondamente. Almeno se vogliamo davvero fare qualcosa di efficace per rimediare alle enormi differenze che continuano a spaccare in due l’Italia.

SECONDA PUNTATA (segue)