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cronaca

Come sono conteggiati i morti in Italia e negli altri Paesi? La statistica della mortalità

  1. I morti, lo abbiamo scritto ripetutamente, ad oggi sono la misura più precisa per tracciare il contagio di Covid-19. Aspettando di  avere indicazioni più affidabili dai  sistemi sanitari regionali su tamponi e a breve sui test sierologi  il  modo migliore per misurare il danno  causato da una emergenza sanitaria globale come quella che stiamo vivendo è quello di esaminare la “mortalità in eccesso”: il divario tra il numero totale di persone decedute per qualsiasi causa durante un determinato periodo e la media storica per lo stesso luogo e periodo dell’anno.  In Italia l’Istat ha scelto di concentrare l’attenzione soltanto sui Comuni che presentano almeno dieci decessi negli ultimi tre mesi (4 gennaio-4 aprile 2020 e che hanno fatto registrare un aumento dei morti almeno pari o superiore al 20 per cento nel periodo 1 marzo-4 aprile 2020 rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019), un sottoinsieme di 1689 comuni, presenti con dati affidabili, in ANPR. Qui avete una dasboard interattiva di Istat.

La statistica della mortalità. In generale spesso per stabilire la causa di morti passano diversi giorni, il che crea un ritardo nella comunicazione dei dati. Si aggiunga che durante una emergenza così inaspettata come questa molti decessi sono stati indotti dal sovraccarico di pazienti sopratutto nelle terapie intensive che hanno in qualche modo condizionato l’efficienza delle cure negli altri reparti. Inoltre c’è da mettere in conto un ritardo legato alle procedure. L’insieme di tutti questi fattori rende complicato il conteggio dei decessi. Alcuni paesi condividono i dati con le autorità locali con qualche giorno di ritardo, altri dopo oltre un anno. Spesso vengono rivisti retrospettivamente. EuroMOMO, un gruppo di accademici di 24 paesi europei, pubblica un indice settimanale. Ma non condivide un numero assoluto di decessi per ciascun paese. Qui trovate l’andameno delle morti in eccesso dove si vede chiaramente la crescita esponenziale della curva negli ultimi due mesi.

Come si contano i morti in Italia.

Il dipartimento di Epidemiologia del Lazio per conto del Ministero della Salute gestisce il Sistema rapido di sorveglianza della mortalità giornaliera (SiSMG). Si tratta di un sistema unico in Italia incluso tra i registri di rilevanza nazionale (DPCM 3 marzo 2017) e parte dell’importante strumento europeo di sorveglianza EuroMOMO.eu. I dati del SiSMG sono aggiornati ogni settimana sul sito del Ministero della Salute e pubblicati in un rapporto settimanale per il Ministero della Salute disponibile nell’area dedicata al SISMG sul sito. Come scritto sul Sole 24 Ore fin dall’inizio dell’epidemia il SISMG è stato utilizzato per monitorare la mortalità nelle città italiane ed i risultati hanno evidenziato, a partire dalla prima settimana di marzo, significativi eccessi di mortalità nelle città del Nord Italia che hanno superato anche di due-tre volte i dati della serie storica di riferimento (2014-2018). Tuttavia, occore fare qualche precisazione. Come sappiamo si muovre “con” o “per” il coronavirus? I dati dell’Istituto superiore di sanità mostrano abbastanza chiaramente come vi sia correlazione tra la presenza di malattie pregresse e l’incidenza della letalità tra i positivi alla Covid-19.  Per dirla più semplicemente, solo una piccola percentuale di malati di Covid-19 non aveva altre patologie. Per la statistica italiana (e quindi per la Protezione civile) è morto per coronavirs chi ha un tampone positivo e quindi una diagnosi di Covid-19. Chi invece muore a casa o fuori dagli ospedali senza che gli sia stata diagnosticata la malattia non rientra nel conteggio. Non tutti i decessi per Covid-19 vengono sempre associati alla malattia, né vengono sempre effettuati test ai morti sospettati di aver contratto il virus.

Cosa accade negli altri Paesi. L’indicazione dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) è stata fin dall’inizio quella di effettuare tamponi al maggiore numero di pazienti sospetti. I paesi hanno interpretato questa indicazione a modo loro e in base alla loro capacità di effettuare test sul territorio. In Italia, per esempio nelle prime settimane sono stati effettuati i tamponi solo su pazienti con sintomi gravi. E non dapperutto. Questo per dire che anche la rilevazione della  mortalità da Covid rappresenta una sottostima del reale impatto dell’epidemia.  Gli uffici statistici nazionali di alcuni paesi occidentali hanno iniziato a pubblicare dati sulla mortalità totale a partire dall’inizio di aprile. Come scrive l’Economist  i Paesi più poveri hanno meno capacità di testare e curare i pazienti. Secondo una inchiesta di El Pais, in Uk solo a partire dal 5 marzo il Covid-19 è stato conteggiato e notificato alle autorità. Prima se un paziente moriva in ospedale per un’infezione respiratoria, la causa specifica del decesso non veniva mai registrata. In Germania il Robert Koch Institute, che si occupa di tenere conto delle morti accertate viene dato non solo dei morti in presenza di un tampone positivo ma di “tutti i decessi correlati alla malattia di Covid-19″. Vuole dire che in caso di sospetti, possono essere svolti esami post-mortem. Ad oggi però non c’è una statistica pubblica sul numero delle autopsie. Negli Stati Uniti solo dal 16 aprile sono stati inclusi nel conteggio anche i decessi sospetti di Coronavirus. La Catalogna invece ha addirittura cambiato metodo di conteggio in corso d’opera. Accanto ai  morti negli ospedali sono stati aggiunti i dati sui centri per anziani e nelle abitazioni. Il cambiamento nel conteggio ha fatto quasi raddoppiare il numero dei morti registrati nella regione.