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cronaca

Giornata della Terra: quanto è sostenibile l’aumento della popolazione mondiale

Quanto sia sostenibile l’aumento della popolazione mondiale è un tema che da parecchi anni desta preoccupazione visto che i numeri – complessivamente – non accennano a fermarsi.

Giusto per mettere in prospettiva la costante ascesa nel numero di abitanti del nostro pianeta, siamo passati da due miliardi ai quasi otto attuali in meno di un secolo, con un punto di partenza piuttosto chiaro collocabile appena dopo la rivoluzione industriale del diciassettesimo secolo che, secondo le stime, sarebbe stato il periodo in cui venne raggiunto il primo miliardo di persone.

Stando alle previsioni formulate dalle Nazioni Unite, procedendo con questi ritmi, la popolazione mondiale dovrebbe aumentare di altri due miliardi nei prossimi trenta anni, arrivando a toccare la preoccupante quota di dieci miliardi con tutto quello che ne può derivare in fatto di risorse disponibili per soddisfare il fabbisogno aumentato del 25% rispetto allo scenario attuale.

L’età media che si sposta sempre più avanti, unita ad un incremento nella qualità degli standard sanitari minimi fanno sì che – nella pratica quotidiana – il bilancio fra nati e morti si chiuda con un saldo positivo pari a 150mila, figlio delle 270mila persone che nascono in contrapposizione alle 120mila morti.

Per monitorare questo trend, noi di Info Data ci siamo affidati ai numeri resi disponibili d worldbank.org ed abbiamo analizzato gli ultimi sessant’anni di storia disponibili, nello specifico dal 1960 al 2019.

Nei grafici che seguono, il dato del 2019 è stato raffigurato all’interno delle bolle, mentre nelle linee è rappresentato il tasso di crescita percentuale annuale dei singoli continenti.
Nel dettaglio, passando col mouse sulla bolla di ogni continente sarà possibile vedere i valori annuali della popolazione, mentre con il click si entrerà in una visualizzazione analoga dove però si arriverà al dettaglio delle singole nazioni per le quali la linea della variazione annuale è colorata con un gradiente che vira dal rosso per valori negativi al grigio scuro per quelli positivi.
Per tornare a livello di continente sarà sufficiente premere sull’apposito bottone grigio posizionato nella parte alta della visualizzazione.

 

La suddivisione tra i continenti (in cui l’America è stata ripartita in nord-centro e sud) vede più del 50% della popolazione mondiale concentrata in Asia con oltre 4,4 miliardi di abitanti che stacca notevolmente l’Africa in seconda posizione a fronte dei quasi 1,3 miliardi, seguita poi da Europa (827 milioni), America del nord (585 milioni), America del sud (427) ed infine Oceania con appena poco più di 42 milioni.

Al netto dei diversi ordini di grandezza che caratterizzano le sei macro-zone esaminate, il costante aumento della popolazione trova riscontro nelle variazioni annuali che in ognuno dei sei casi sono sempre risultate positive, segnale di come, seppur con velocità e misure diverse, al momento non ci sono segni evidenti che possano far presagire ad un’inversione di tendenza su scala mondiale.

In Asia, per esempio, si è passati da 1,4 miliardi ai 4,4 miliardi del 2019 grazie ad una crescita che ha fatto registrare un valore inferiore all’1% solo nel 2019, quando invece tra anni ’60 e ’70 il tasso è sempre stato attorno a valori pari al doppio.

Valori che sono invece la norma per quanto riguarda il continente africano per cui il dato minimo registrato è stato quello del 2012 pari al 2,3% con punte attorno al 2,9% a metà degli anni ’80, contribuendo ad un aumento complessivo che ha fatto passare gli abitanti dell’Africa dai 280 milioni del 1960 ad un numero oltre cinque volte maggiore.

L’unico caso per cui si è assistito ad una crescita tutto sommato contenuta – passando da 625 a 827 milioni di persone – è quello europeo in cui, a parte un exploit dell’1,4% nel 1990, la variazione annuale non ha mai superato la soglia dell’1% e che dall’inizio del nuovo millennio non ha mai superato il valore dello 0,4%.

Come anticipato, esplorando il grafico a livello delle singole nazioni (cliccando sulle bolle dei continenti), è possibile vedere come nell’arco di sessant’anni di storia ci siano state tendenze diverse in funzione di vari fattori e di differenti punti di partenza.

Considerando che per le variazioni percentuali si è raffigurato solo l’intervallo compreso tra -5% e 5% per evitare che i pochi valori al di fuori andassero ad appiattire la visualizzazione, è evidente che tra le realtà asiatiche, la Cina con i suoi 1,39 miliardi di abitanti è, senza troppe sorprese, il metronomo della trend continentale e, al netto del 1961 in cui ha fatto registrare una variazione negativa (-1%), la sua curva ha un andamento molto prossima a quella dell’intera Asia.

L’India invece, secondo paese per numero di persone con oltre 1,36 miliardi, benchè partisse da un tasso di crescita attorno al 2%, pur registrando un calo, presenta ancora valori mai sotto la soglia dell’1%, triplicando quindi la sua popolazione rispetto ai 450 milioni del 1960.
Italia ed Europa

Molto diversa, sia come numeri assoluti che come tendenza, la situazione europea che, come visto in precedenza, è la realtà con il fenomeno di crescita più contenuto.

A dire il vero, osservando le singole nazioni a partire dalla più popolosa Russia (144 milioni), tra le prime dieci nazioni europee solamente Francia e Turchia presentano una linea di crescita annuale senza macchie punti rossi, vale a dire valori negativi.

Fra scenari intermittenti, come appunto Russia, ma anche Germania, Regno Unito, Spagna e Polonia, l’Italia presenta un quadro caratterizzato da un arresto della crescita verificatosi negli ultimi cinque anni che l’ha vista passare dai 60,8 milioni di abitanti del 2014 ai 60,3 dell’ultima rilevazione risalente al 2019.