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cronaca

L’Ucraina, la Russia e la questione linguistica spiegata in tre mappe

La questione linguistica è da sempre stata complessa in Ucraina ed è centrale negli eventi che stanno avvenendo. Nel paese si parlano 40 diverse lingue e dialetti minoritari. Nel 2003 l’Ucraina ha ratificato la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, assumendosi le responsabilità di proteggere le lingue regionali nel Paese. Le cose sono però cambiate nel corso degli anni. Le lingue più diffuse sono l’ucraino, lingua ufficiale statale, e il russo. La lingua del paese che oggi sta aggredendo Kiev.

 La lingua ufficiale dell’Ucraina è l’ ucraino , una lingua slava orientale , che è la lingua madre del 71% della popolazione ucraina. Secondo i dati del censimento 2001 il russo è la lingua madre del 26% della popolazione ucraina e il resto sono madrelingua di altre lingue.

Sempre analizzando i dati dell’ultimo censimento in Ucraina l’etnia russa era il 56% della popolazione totale di lingua madre russa, mentre il 44% rimanente era composto da ucraini, bielorussi, ebrei, greci, bulgari, moldavi, armeni, tartari, polacchi, tedeschi e tartari di Crimea.

La stragrande maggioranza delle persone in Ucraina parla ucraino. La lingua è strettamente correlata al russo, ma ha anche evidenti somiglianze con la lingua polacca. Il russo è la lingua minoritaria più importante, in particolare nelle aree orientali. Un numero significativo di persone nel paese parlano rumeno o moldavo, bulgaro, turco di Crimea o ungherese.

Secondo un’indagine svolta dall’Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev nel 2004, in realtà il russo viene usato molto più spesso di quanto dica il censimento ufficiale. Il 43-46% della popolazione parla russo in casa. Una percentuale molto simile a quella della popolazione che parla ucraino. Secondo quest’indagine la maggior parte della popolazione nelle regioni meridionali ed orientali dell’Ucraina parla russo.

Nel mondo esistono numerose nazioni con più di una lingua ufficiale statale. In alcuni paesi, come Belgio, Irlanda, Svizzera, Spagna, convivono lingua ufficiale e lingua principale, comprese lingue dallo status speciale, in uso senza essere regolarizzate per legge. L’Ucraina è però un paese diverso da questi. Per motivi storici può essere paragonato a territori post-coloniali. Storicamente era parte dell’Impero russo, per poi vedere al suo interno una posizione privilegiata della lingua russa durante il periodo dell’URSS. La particolarità della situazione linguistica in Ucraina sta anche nel fatto che non è possibile chiaramente delimitare il territorio della minoranza linguistica che parla il russo, come avviene per esempio in Svizzera. Il russo non è una lingua di qualche regione o territorio in cui sarebbe insediata nel modo compatto una minoranza, ma in realtà la maggioranza delle persone ha competenze in entrambe le lingue. Proprio la contrapposizione tra la lingua ucraina e quella russa è stata spesso pretesto e strumento di discussione e lotta politica, diventando nel tempo anche soggetto di manipolazioni.

Nel 2012, il governo Janukovič, ha introdotto il concetto di lingua regionale per le regioni o città dove una minoranza superiore al 10% dei residenti parla una lingua diversa dall’ucraino, attraverso la cosiddetta legge “Sui principi della politica linguistica di Stato”. Secondo tale disposizione, in questi territori la lingua regionale gode di status pari all’ucraino e può essere utilizzata come lingua veicolare nelle scuole e negli organi amministrativi locali. Il russo è stato conseguentemente riconosciuto come lingua regionale nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Charkiv, Zaporižžja, Cherson, Mykolaïv, Dnipro, Odessa, in Crimea e in alcune città. Una legge che venne fin da subito criticata dalle opposizioni interne e da alcuni organi europei. Come evidente nelle mappa, basati sui dati del censimenti 2001, proprio la Crimea e le gli oblast’ contesi di Donetsk e Luhansk, sono le aree dove la lingua russa è predominante.

Il 23 febbraio 2014 il parlamento ucraino ha votato per abrogare la legge, dichiarata poi incostituzionale l’8 febbraio 2018.

La situazione è ulteriormente cambiata nel 2019, con l’ultimo atto di Petro Porošenko, prima di lasciare il posto al successore Zelensky. La firma su un’importante e discussa legge che ha implicazioni sulla questione linguistica. Si tratta della legge sulla lingua (legge n° 5670-d), approvata in via definitiva il 25 aprile 2019, con 278 voti favorevoli su 450. Dopo altre migliaia di modifiche e rielaborazioni, è stata approvata in prima lettura il 4 ottobre. La nuova legge toglie alle lingue minoritarie, russo compreso, lo status di lingue regionali e limita drasticamente il loro utilizzo nella sfera pubblica. Nel testo il russo non è mai nel documento, al contrario per esempio dell’inglese, nominato ben diciotto volte. Andrij Parubij, portavoce della Rada, definì la legge una questione di sicurezza nazionale per il paese. Una legge che ha fatto percepire alla popolazione russofona l’intenzione deliberata del Governo ucraino di attuare una politica di “ucrainizzazione”.

Quali sono nella pratica le conseguenze di questa legge?  il concetto di lingua regionale viene sostanzialmente cancellato, elevando l’ucraino a unica lingua ammessa nella sfera pubblica, nonché a simbolo dello stato. Viene reso obbligatorio per ogni cittadino conoscere la lingua ucraina. Soffermandosi sulla sfera dell’istruzione, dal 2023 l’ucraino sarà lingua veicolare obbligatoria per tutte le scuole a partire dalla quinta classe, equivalente alla nostra quinta elementare. Le lingue minoritarie sono ammesse negli asili e nelle scuole elementari, nonché possono essere insegnate come discipline all’interno dei percorsi scolastici. Radio e televisione dovranno trasmettere per il 90% in lingua ucraina. I siti web con dominio .ua dovranno riportare la versione ucraina come prima pagina di interfaccia, programmi e software dovranno essere in lingua ucraina, inglese o altra lingua ufficiale dell’UE. Anche il 90% dei film nei cinema dovrà essere in lingua ucraina.

Bisogna considerare un fattore importante, che da osservatori esterni può non essere evidente per noi. Nonostante lo status della lingua ufficiale statale che l’ucraino ha dal 1991, alcuni politici ucraini non la usavano e non ne hanno le conoscenze necessarie. Non è un caso che l’attuale presidente Zelensky, russofono, criticò fortemente la normativa. Nonostante la contrapposizione con la Russia che vediamo oggi, tra i punti del programma elettorale di Zelensky vi era anche la creazione di un portale informativo in lingua russa destinato agli abitanti del Donbass che riportasse loro il punto di vista di Kiev.

Le leggi di Kiev sono dunque andate contro la Carta La filosofia dietro la Carta europea delle lingue regionali? Non propriamente. La Carta non si occupa tanto di tutelare i diritti dei cittadini nel parlare una lingua oppure un’altra, ma le lingue stesse, proteggendole dall’estinzione. È pensata, quindi, per salvare le lingue delle minoranze che si trovano sotto il rischio di scomparire. Molti esperti credono che uno degli errori politic di Kiev sia stato quello di includere la lingua russa nell’elenco delle lingue minoritarie regionali.

Le scelte legislative in ambito linguistico sono dunque da anni specchio della politica intrapresa dall’Ucraina, oltre che una delle chiavi per spiegare gli avvenimenti dell’ultimo decennio. In primis sono conseguenza della profonda russificazione forzata portata avanti in epoca zarista e poi sovietica. Il progetto di “ucrainizzazione” è un tentativo di autonomia linguistica e emancipazione dal potente vicino. L’attenzione posta sull’inglese, citato ben diciotto volte nella legge, e di altre lingue comunitarie è l’indizio di una politica di più ampio respiro e di un progetto di collocazione europea che Kiev ha ormai imboccato.