Louis Lugas Wicaksono ha utilizzato i dati di un documento di ricerca di Lourens JJ Meijer e del suo team per evidenziare i primi 10 paesi che producono più inquinamento da sostanze plastiche nelle acque dei mari che li circondano. Il risultato lo vediamo in questa infografica pubblicata da Visual Capitalist.
Per capirci, si stima che le Filippine , un arcipelago di oltre 7.000 isole, con una costa di 36.289 chilometri e 4.820 fiumi che emettono plastica, emettano il 35% della plastica presente negli oceani.
Si calcola che in media ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscano in mare, e che al momento ce ne siano oltre 150 milioni di tonnellate. Arrivano soprattutto dai grandi fiumi di Asia sudorientale, Africa e America Latina, dove i paesi hanno sistemi di smaltimento dei rifiuti insufficienti. Secondo una ricerca del World Economic Forum, di questo passo nel 2050 negli oceani il peso complessivo della plastica supererà quello degli animali marini.
E in Italia?
Con una media di 400 rifiuti ogni 100 metri, le nostre spiagge sono diventate delle piccole discariche. I rifiuti più abbondanti (60%) sono borse per la spesa, cotton fioc, posate usa e getta, cannucce, bottiglie. In alcune aree, specie nell’Adriatico, sono molto abbondanti le reti per la pesca e l’acquacoltura.
Sui fondali italiani si deposita più del 70% dei rifiuti marini, dei quali il 77% è plastica. In alcune aree dell’Adriatico si trovano più di 300 oggetti per chilometro quadrato, e la plastica rappresenta più del 80%. È stato stimato che un pescatore di Chioggia può arrivare a pescare fino a 8 tonnellate di rifiuti in un anno, ovvero 9 kg di rifiuti ogni 100 kg di pesce.
Nel Mediterraneo più del 63% di tartarughe marine ha ingerito plastica. Nel Mar Tirreno più del 50% di alcuni pesci analizzati e il 70% di alcuni squali che vivono in profondità avevano plastiche nello stomaco. Le reti da pesca abbandonate intrappolano, danneggiano e sradicano gli organismi che vivono sui fondali profondi, come spugne, gorgonie, coralli neri