Nove persone su 10 nel mondo, fra uomini e donne, nutrono pregiudizi stereotipati riguardo ai ruoli di genere. Quasi la metà della popolazione mondiale crede che gli uomini siano leader politici migliori delle donne, e due persone su cinque ritengono che un uomo possa dirigere un’azienda meglio di una donna. Questi pregiudizi di genere sono pronunciati sia nei paesi con indice di sviluppo umano basso che alto e in tutte le regioni, in tutte le fasce di il reddito, e in culture diverse.
È quello che emerge da un rapporto appena pubblicato dall’UNDP dal titolo Breaking Down Gender Biases. Shifting social norms towards gender equality, che introduce un nuovo indice per misurare il gender gap. L’indice in questione è il Gender Social Norms Index (GSNI), e non misura gli esiti, cioè la presenza femminile in un dato contesto, o le differenze di reddito, di occupazione o di tipo di contratto di lavoro, bensì quantifica gli stereotipi presenti fra le persone riguardo al ruolo sociale di uomini e donne. Attualmente i risultati presentati nel rapporto abbracciano l’85% della popolazione mondiale.
Biases politici, scolastici, economici
Il 57% delle donne e il 65% degli uomini nutre bias di natura politica (diritti delle donne, se è giusto o meno che le donne si dedicano alla carriera politica, se siano portate o meno a governare). Solo il 27% degli intervistati ha risposto che per la democrazia è fondamentale che le donne abbiano i medesimi diritti degli uomini. Il 49% ha dichiarato che gli uomini sono leader migliori delle donne.
Il 25% delle donne e il 31% degli uomini ha bias di natura scolastica: il 28% pensa ad esempio che la formazione universitaria sia più importante per i ragazzi che per le ragazze. Il 54% delle donne e il 64% degli uomini ha bias di natura economica: il 43% di loro pensa che gli uomini sappiano fare business meglio delle donne e uil 46% che sia più importante per un uomo trovare lavoro rispetto a una donna. Infine, il 73% delle donne e il 76% degli uomini evidenziano nelle proprie convinzioni bias riguardante i comportamenti fisici, il 25% intorno al tema della violenza e il 58% sul diritto al controllo riproduttivo da parte della donna.
Dai dati emergono dei fatti. Primo, che i divari di genere nel reddito hanno una forte associazione statistica con i bias di genere. Secondo, nei paesi con i più alti livelli di bias suoi ruoli sociali, le donne dedicano oltre sei volte più tempo degli uomini alle faccende domestiche e al lavoro di cura, rispetto ai paesi con livelli più bassi di biases.
La terza notizia, positiva, è che la percentuale di persone senza pregiudizi nelle norme sociali di genere è migliorata in 27 paesi tra il 2010-2014 e il 2017-2022. Certo, nel complesso il valore globale del GSNI è cambiato poco nell’ultimo decennio evidenziando un’incontrovertibile persistenza delle norme sociali. In 38 paesi con dati sia per l’ondata 6 (2010-2014) che per l’ondata 7 (2017-2022) del World Values Survey (che rappresentano il 47% della popolazione mondiale), la percentuale di persone con almeno un bias de – in lieve aumento, dall’86,9% all’84,6%. Il progresso è stato maggiore tra gli uomini (+3%) che fra le donne (+1,5%).
E l’talia?
Nel sito web di UNDP è possibile interrogare i dati, comparando paesi e tipi di biases. Rispetto ai paesi europei, l’Italia presenta percentuali di persone con biases di questo tipo elevate. Il 61% della popolazione nutre almeno un bias, il 65,3% degli uomini e il 57,9% delle donne. In Spagna è il 50% della popolazione, in Francia il 56%, in Germania il 37%, nei Paesi Bassi e in Regno Unito il 30%, in Svezia il 27%.
Il 19,2% degli italiani che hanno compilato la survey ha bias di natura politica, l’8% di natura scolastica, il 29,7% di natura economica – non a caso la metà delle giovani madri in Italia non lavora – e il 45,5% giustifica biases sulle scelte delle donne rispetto alla gestione della propria sessualità e della riproduzione.
Per inquadrare questi numeri, si aggiunga che 54 paesi interrogati presentano percentuali di persone con bias di questo tipo superiori al 90%.
Come è costruito l’indice
Le donne hanno rappresentato circa il 10% dei capi di stato o di governo dal 1995. Siamo ai margini dei processi decisionali del XXI secolo. I biases nelle norme sociali di genere si basano sulla sottovalutazione delle capacità e dei diritti delle donne nella società, stabilendo i confini di ciò che le donne dovrebbero fare ed essere. Il Gender Social Norms Index (GSNI) misura gli atteggiamenti delle persone sui ruoli delle donne lungo quattro dimensioni chiave: integrità politica, educativa, economica e fisica. È costruito sulla base delle risposte a sette domande del World Values Survey, utilizzate per creare sette indicatori. Il valore dell’indice principale misura la percentuale di persone con almeno un pregiudizio.
Ogni dimensione è caratterizzata da uno o due indicatori di pregiudizi nei confronti delle donne. Ad esempio, la dimensione economica ha due indicatori: uno che misura se le persone pensano che “gli uomini dovrebbero avere più diritto a un lavoro rispetto alle donne” e l’altro se le persone pensano che “gli uomini sono dirigenti aziendali migliori delle donne”. Ogni indicatore assume un valore di 1 quando un individuo ha un pregiudizio e 0 quando non ce l’ha. Per indicatori per i quali le scelte di risposta sono fortemente d’accordo, d’accordo, in disaccordo e fortemente in disaccordo (o d’accordo, in disaccordo o nessuno dei due), l’indice definisce gli individui con un pregiudizio come coloro che rispondono fortemente d’accordo o d’accordo. Si ottiene così la percentuale delle persone con almeno un bias, con almeno due bias, riportando la quota di persone con bias da moderato a intenso.