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cronaca

Ecco la mappa della gestazione per altri

La maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni vorrebbe fare della gestazione per altri un reato universale, Riccardo Magi (+Europa) e Ivan Scalfarotto (Italia viva) hanno depositato una proposta di legge scritta dall’associazione Luca Coscioni per rendere legale almeno quella solidale. Volendo perseguire chi dovesse approfittare di una condizione di fragilità di una donna per costringerla a condurre una gravidanza conto terzi, il documento propone che venga definito un accordo tra la famiglia che crescerà il bambino e la gestante: quest’ultima potrà condurre una gravidanza per altri una sola volta nella vita, due solo se lo farà per la mesedima famiglia. Non potrà avere più di 42 anni e dovrà avere un reddito certo, oltre ad essere già madre. Prima dell’impianto dell’ovulo dovrà infine sottoporrsi ad un percorso diagnostico e psicologico.

In attesa di capire come deciderà di muoversi il parlamento rispetto alle due proposte in discussione, la prima è quella firmata da Carolina Varchi (FdI), la stessa Coscioni ha compiltato e diffuso un database che mostra quale sia la situazione, nel resto del mondo, rispetto alla maternità surrogata. InfoData ha scelto di rappresentare i dati relativi all’Unione Europea nella mappa che apre questo pezzo.

Come si può vedere, sono solo quattro le nazioni dell’Unione nelle quali questa pratica è consentita: Portogallo, Grecia e Cipro, realtà nelle quali esiste una legge ad hoc, e Paesi Bassi, dove la gestazione per altri è ammessa senza che sia stato necessario il consenso esplicito del legislatore. In tutti e quattro questi paesi è ammessa esclusivamente la maternità surrogata altruistica, simile a quella che Magi e Scalfarotto hanno proposto per l’Italia. A Lisbona possono accedere al trattamento solo le coppie etero, ad Atene e a Nicosia anche i single.

L’Italia rientra nel novero di quelle nazioni che hanno vietato per legge la gestazione per altri. Nello specifico, il riferimento è alla legge 40/2004, il testo che norma la procreazione medicalmente assistita. Ovvero quel trattamento cui ricorrono anche le coppie non sterili che non riescono ad avere figli attraverso un rapporto sessuale. Una norma molto contestata, sottoposta l’anno successivo a quattro referendum falliti per il mancato raggiungimento del quorum e poi modificata in quella parte che vietava la fecondazione eterologa dalla Corte Costituzionale, che nel giro di qualche mese dovrà tornare ad occuparsene. Nodo del contendere, la revocabilità del consenso informato da parte del partner maschile della coppia. Ovvero, per dirla brutalmente, per impedire che in caso di separazione la donna possa chiedere l’impianto di eventuali embrioni ottenuti con lo sperma dell’ex marito o compagno, anche contro la volontà di quest’ultimo. A conferma che si tratta di tema complesso.