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economia

Autonomia differenziata. I numeri per farsi un’idea della situazione di partenza – Prima parte

Questo grafico ci dice due cose: che fra le regioni del Nord e quelle del Meridione c’è una discrepanza significativa rispetto all’erogazione del Livelli Essenziali di assistenza sanitaria (LEA) e che non è proprio vero che le regioni che da decenni sono a statuto speciale se la cavano meglio delle altre. Con buona pace dei “in Trentino e Alto Adige sì che sanno tenere puliti i boschi e pulire le strade”, l’autonomia differenziata in sanità sembra non aver portato buoni risultati complessivi. Estenderla, come ha fatto questo governo durante l’estate, a tutte le regioni è qualcosa di preoccupante, soprattutto per l’area prevenzione e quella distrettuale.

I dati di questo grafico riguardano il 2022 e provengono da pagina 19 del documento del Ministero della Salute titolato Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia, pubblicato a luglio 2024. La tabella contiene anche il paragone con gli anni precedenti, dal 2017 in avanti: stessa storia.

Il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), attivo dal 2019, è lo strumento che consente, con le numerose informazioni ad oggi disponibili sul Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS), di verificare – secondo le dimensioni dell’equità, dell’efficacia, e della appropriatezza – che tutti i cittadini italiani ricevano le cure e le prestazioni rientranti nei LEA.

In altre parole, nonostante i dati raccolti dal Ministero mostrano chiaramente che per molti indicatori le regioni faticano a garantire a tutti i cittadini un’offerta di servizi ugualmente accessibile ed efficiente. Nel rapporto si trovano capitoli che riassumono i risultati regione per regioine. I dati disaggregati per ASL e per singola struttura ospedaliera si trovano invece nella piattaforma PNE (Piano Nazionale Esiti) di Agenas.

Gli indicatori esaminati sono 88, distribuiti per macro-aree (o macro-livelli) di assistenza: 16 per la prevenzione collettiva e sanità pubblica, 33 per l’assistenza distrettuale, 24 per l’assistenza ospedaliera più 4 indicatori di contesto per la stima del bisogno sanitario, un indicatore di equità sociale e 10 indicatori per il monitoraggio e la valutazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA); questi ultimi si riferiscono a 6 PDTA (broncopneumopatia cronica ostruttiva – BPCO, scompenso cardiaco, diabete, tumore della mammella nella donna, tumore del colon, tumore del retto). In sintesi il Ministero monitora e valuta il percorso diagnostico-terapeutico offerto ai pazienti per ciascuna delle patologie considerate a seconda della regione.

Sintetizzare in un unico valore 88 indicatori non è semplice. Per questo viene individuato un sottoinsieme di indicatori, denominato brevemente “CORE”, da utilizzare per valutare sinteticamente l’erogazione dei LEA attraverso: il confronto del valore raggiunto da ciascun indicatore rispetto a valori standard di riferimento, un punteggio attribuito a ciascun indicatore e un punteggio complessivo per singola macro-area di assistenza attribuito alla Regione per misurare il risultato raggiunto.

Il valore che esprime il grafico è quindi un punteggio da 0 a 100, dove la soglia di “sufficienza” è 60, come a scuola ed è ottenuto da questo sottogruppo di indicatori CORE.
Complessivamente nel 2022 registrano un punteggio superiore a 60 in tutte le macro-aree le seguenti Regioni: Piemonte, Lombardia, Provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Basilicata. Una Regione, la Valle d’Aosta, presenta un punteggio inferiore alla soglia in tutte e tre le macro-aree. Le Regioni Calabria, Sicilia e Sardegna presentano un punteggio sotto soglia nell’area della prevenzione e nell’area distrettuale. La Provincia autonoma di Bolzano, l’Abruzzo ed il Molise presentano un punteggio sotto soglia per l’area della prevenzione; per la Regione Campania il punteggio sotto soglia è riferito all’area distrettuale.

Esaminando il comparto prevenzione, l’analisi evidenzia per esempio che la copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi per ciclo base contro polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse e Hib (P01C) supera la soglia in 14 Regioni, e la copertura contro morbillo, parotite e rosolia (P02C) raggiunge il punteggio massimo, ovvero 100, solo in 5 Regioni (Lombardia, P.A. di Trento, Veneto, Emilia Romagna e Campania). Metologicamente, dove il punteggio finale è pari a zero, o comunque molto basso, potrebbe aver inciso il passaggio alla fonte informativa dell’Anagrafe Vaccinale Nazionale.

La copertura vaccinale anti-pneumococcica in età pediatrica (entro i 24 mesi) è ancora in quasi tutte le Regioni al di sotto del valore soglia del 95%, con valori regionali compresi tra il 73% (P.A. Bolzano) e circa il 95% (Emilia Romagna). Riguardo alla copertura vaccinale anti meningococcica C, anche in questo caso i valori regionali restano al di sotto del valore soglia del 95%, oscillando dal 64% (P.A. Bolzano) a circa il 94% (Emilia Romagna e Lombardia). Decisamente sotto la soglia attesa risulta la copertura vaccinale anti papillomavirus (HPV) per le bambine adolescenti.

Rispetto al 2021, gli indicatori di copertura degli screening oncologici sono sostanzialmente stabili confermando una situazione difficile, complessivamente inferiore al 50% del target, in tutte e tre le campagne (carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto) e molto diversificata tra le varie Regioni: si registra infatti un’ampia variabilità regionale, con maggiori criticità per lo screening per il tumore del colon-retto, soprattutto nel Centro-Sud del Paese.

L’indicatore sui controlli veterinari risulta superiore alla soglia in pressoché tutte le Regioni e registra mediamente un miglioramento rispetto al 2021. L’indicatore relativo alla copertura delle attività di controllo degli alimenti risulta critico in Campania e Valle d’Aosta e in peggioramento rispetto all’anno precedente in diverse Regioni. L’indicatore sintetico sugli stili di vita evidenzia situazioni di criticità in tutta l’area meridionale del Paese e decresce per quasi tutte le Regioni rispetto al 2021, denotando un lieve aumento dei comportamenti a rischio per la salute.