Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
economia

Quanto si investe per tutelare la biodiversità?

Sono 196 i portavoce delle nazioni che a Cali, in Colombia, discutono delle possibili soluzioni per contrastare la crisi che minaccia la biodiversità. Lo faranno in un’intensa agenda della durata di 12 giorni (fino al 1° di novembre 2024) in quella che è la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità, la COP16.

 

I rappresentanti dei Paesi coinvolti avranno modo di discutere intorno all’attuazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (GBF), uno storico accordo che nel 2022 fu introdotto per invertire le tendenze negative sulla biodiversità. Ma, nonostante la definizione del piano GBF, dove si prevede (nell’obiettivo 19) di aumentare le risorse finanziarie, mobilitando almeno 200 miliardi di dollari all’anno, resta un nodo cruciale quello della gestione dei finanziamenti da convogliare verso i Paesi in via di sviluppo per preservare in modo sostenibile la loro biodiversità autoctona. Una faccenda, quella degli investimenti, alquanto delicata. Questo anche considerando che la mancanza di fondi economici adeguati al supporto della diversità biologica è stata una delle principali cause del fallimento dei precedenti obiettivi (per il decennio 2010-2020), i cosiddetti target di Aichi. E su questa faccenda sorge spontanea la domanda: quanto si investe in Europa per la tutela della biodiversità?

 

 

Secondo i dati riportati dall’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, si stima che nel 2023 nel vecchio continente si siano investiti circa 67 miliardi di euro in sevizi per la protezione ambientale. Di questi l’importo maggiore è stato relativo ai servizi di gestione delle acque reflue e dei rifiuti (che rappresentano, rispettivamente, il 41,6% e il 26,6% del totale), mentre per i servizi resi a salvaguardia della biodiversità parliamo di una quota rappresentativa di appena il 6,4% del totale dei fondi. Ma, a riguardo, bisogna fare una distinzione tra settore privato, settore pubblico e ausiliare.

 

Le amministrazioni pubbliche e il settore ausiliare del no-profit incarnano il 40% degli investimenti totali, dove tuttavia la quota relativa alla tutela della biodiversità si attesta a poco più di 3 miliardi dei 67 complessivamente messi a disposizione.

 

Dalle imprese europee, invece, sono stati messi in campo nel 2023 circa 40 miliardi di euro. Parliamo del 60% del totale dei finanziamenti complessivi nel continente. Qui gli attori economici sono stati di diverso genere, come i fornitori specializzati nei servizi di tutela ambientale (ad esempio, le aziende private che si occupano della raccolta e del trattamento dei rifiuti, come anche delle reti fognarie), le aziende che acquistano tecnologie e attrezzature per ridurre le pressioni ambientali derivanti dal loro processo produttivo (ad esempio i macchinari per ridurre le emissioni atmosferiche), e così via. Ma, benché il settore privato sia stato molto coinvolto, anche in questo caso non si potrebbe dire che ci sia stato impegno per la biodiversità. Infatti, per questa tematica specifica, sono stati messi a disposizione dal settore privato soltanto 36,7 milioni di euro dell’esoso ammontare complessivo di 67 miliardi per l’ambiente.

 

Citando Susan Gardner, direttrice della Divisione Ecosistemi del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP): “In molti modi, questo è un momento decisivo per la natura e, di conseguenza, per molte comunità in tutto il mondo. Il degrado ambientale sta alimentando la povertà, spingendo allo sfollamento e innescando conflitti”. Come tale l’auspicio è quello che nella COP16 si tenti di spronare un maggior focus sull’annosa faccenda riguardante la difesa della biodiversità.

Per approfondire. 

Biodiversità, è in vigore la legge sul Ripristino della natura

Biodiversità, 42mila specie animali rischiano l’estinzione