Nel grafico che vedete, ogni squadra riporta le quote attribuite per la conquista del titolo (gradiente che vira dal giallo verso il viola), affiancate dal monte salari 2024/25 (gradiente che vira dal rosso per gli scenari più costosi al verde delle situazioni meno opprimenti dal punto di vista degli esborsi).
Da notare che le quote delle “odds” americane sono da intendersi come il guadagno che si potrebbe fare con una scommessa ideale da 100 dollari.
Grazie ai numeri ESPN, possiamo vedere che tra le squadre più papabili per la vittoria finale, oltre ai campioni in carica, ce ne sono altre sei che rientrano entro il +1000 come fattore di vincita, per le quali proviamo a fare un breve recap.
Oklahoma City Thunder
Che Sam Presti sia un genio della gestione della squadra dal punto di vista dirigenziale ormai non è più una novità, ma qua si rischia davvero grosso in senso buono dato che i Thunder sono una delle squadre più giovani della lega ma al contempo una di quelle più solide, a cui forse manca solo un vero lungo “di peso” da affiancare all’ex rookie Holmgren, arrivato secondo per il titolo di matricola dell’anno solo perchè dallo spazio è atterrato Victor Wembanyama in quel di San Antonio.
Il resto della squadra ha un ottimo bilanciamento di giocatori che ruotano attorno al talento cristallino Shai Gilgeous Alexander, divenuto ormai un pretendente di assoluto rispetto per il premio di MVP della stagione, a cui durante il mercato estivo sono stati aggiunti altri due tasselli estremamente funzionali come Alex Caruso e Isaiah Hartenstein.
Inutile dire che i 165 milioni di monte salari sono quasi imbarazzanti, per quanto siano pochi, se si pensa che non è affatto peregrino pensare ad OKC come una delle contender sia nella Western Conference che anche per la vittoria finale.
New York Knicks
Se, come chi scrive, avete simpatizzato in passato per la squadra della Grande Mela e fote a digiuno di NBA da qualche anno, sappiate che i tempi cupi sembrano passati.
Pare che i Knicks abbiano perso quell’aura di generatori ambulanti di meme cestistici e siano invece proiettati verso un’altra stagione promettente sull’entusiasmo di come è finita quella passata al netto degli infortuni che li hanno visti disputar i playoff a ranghi più che mai ridotti.
A partire da Jalen Brunson, arrivato da Dallas senza avere il sentore di poter diventare un faro assoluto per una squadra competitiva e che poi ha firmato un’estensione lasciando sul piatto delle trattative diverse decine di milioni di dollari per lasciare più spazio di manovra alla squadra, passando poi per lo scambio che ha portato Anunoby al Madison Square Garden a metà dello scorso campionato, e terminando con l’arrivo in extremis di Karl Anthony Towns (senza dimenticare lo scambio per Mikal Bridges con i cugini dei Brooklyn Nets), New York se non dovesse cadere vittima della sfortuna ha tutto quello che serve per arrivare fino in fondo al campionato.
Denver Nuggets
Quando si può vantare tra le proprie fila un giocatore che ha vinto tre degli ultimi quattro MVP della stagione e nell’anno in cui non lo ha vinto (arrivando secondo) è riuscito poi a laurearsi campione NBA con relativo premio di MVP delle Finals, diventa difficile non essere considerati tra le squadre favorite.
Diciamo che questo è l’effetto che fa Nikola Jokic, l’anti primadonna per antonomasia ed il copagno di squadra che probabilmente il 99,9% degli atleti NBA vorrebbe avere per le sue doti di altruismo, abbinate ad un QI cestistico fuori da ogni sistema di riferimento.
I Nuggets, al netto della firma estiva di Russell Westbrook (stesso agente del Joker) giunto all’ennesimo capitolo della sua avventura post prime atletico, non hanno rivoluzionato la propria formazione ma il talento dello starting five continua sulla carta ad avere più importanza dell profondità del roster, anche se poi i conti in tal senso vanno fatti a primavera inoltrata.
Philadelphia 76ers
Operazione Big3 completata con la firma estiva di uno dei pezzi più pregiati del mercato, nella figura di Paul George, che va ad unirsi al centro – in tutti i sensi – della squadra (Joel Embiid) ed alla piacevolissima ascesa dell’esterno Tyrese Maxey.
Senza tanti giri di parole, tralasciando le aggiunte di veterani a basso costo ma con grande rendimento nel minutaggio limitato come Drummond e Gordon, la questione nella città dell’amore fraterno è davvero semplice: niente infortuni.
George ed Embiid sono talenti dal talento cristallino come di cristallo è la loro tenuta fisica se si considera il loro passato in fatto di infortuni, quindi il problema numero uno non sarà di certo l’alchimia d trovare con l’innesto dell’ala proveniente da Los Angeles sponda Clippers, quanto trovare un portafortuna sufficientemente valido per proteggere il terzetto delle meraviglie.
…segue
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