Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
tecnologia

Luka Doncic ai Lakers? I numeri per capire perché è successo

Scenario pre-trade: siete un tifoso NBA e vi apprestate a passare un tranquillo weekend di inizio febbraio.

Scenario post-trade: vi svegliate, prendete il telefono, controllate le news e tra le varie cose leggete che Luka Doncic è appena stata scambiato in direzione Lakers.

Se vi ci ritrovate, beh sappiate che è successo anche a noi della redazione di Info Data e ci abbiamo messo almeno un’oretta per fare un po’ di sano fact checking in modo da escludere l’ipotesi più plausibile di account hackerati con relativa diffusione di bufale da parte degli insider NBA.

Ed invece è tutto vero: i Dallas Mavericks hanno deciso di scambiare il loro Wonder Boy sloveno per Anthony Davis che si separa quindi dai Los Angeles Lakers in una stagione che lo stava vedendo davvero sugli scudi e – incrociando le dita – particolarmente in salute rispetto al recente passato.

Ma andiamo con calma e proviamo prima a partire dall’aspetto numerico che ci contraddistingue, anche se poi ci toccherà dar spazio “alla pancia” perché questa è stata una di quelle trade che ci ricorderemo per un bel po’, per non dire la bomba più grossa che a memoria ci viene in mente.

Con i dati presi da ESPN abbiamo visualizzato le quote dei bookmaker americani per la vittoria del titolo NBA 2024/25 così da vedere come l’arrivo di Doncic possa avere mutato il destino dei gialloviola.
Da notare che le quote delle “odds” americane sono da intendersi come il guadagno che si potrebbe fare con una scommessa ideale da 100 dollari.

 

Se diamo un’occhiata alle “odds” attuali (per gli interessati queste quelle di inizio stagione, i Los Angeles Lakers con il nuovo assetto hanno fatto un discreto salto in avanti, arrivando ad un +1600 che li fa salire sei posizioni rispetto a dove li avevamo lasciati prima del weekend (+4000).

Da un punto di vista prettamente statistico, secondo i bookmaker sarebbero dunque la sesta squadra in fatto di probabilità di vittoria, in un sestetto equamente diviso tra Eastern e Western conference in cui troviamo i campioni in carica di Boston (+210), i lanciatissimi e giovanissimi Oklahoma City Thunder (+225), la sorpresa rappresentata dai Cleveland Cavaliers (+850), seguiti da New York Knicks (+1300) e dai Denver Nuggets (+1400).

Volendoci sbilanciare adesso, cercando di scongiurare infortuni a qualunque latitudine, ci sentiamo di dire che le prime due squadre in lista rappresentato davvero il meglio che si possa volere in questo momento e – anche se non richiesto – ci aggiungiamo che le quote dei Lakers ci sembrano assolutamente esagerate.

 

Cosa è successo e perché è avvenuta questa trade?

Facendo un piccolo flash back agli scorsi playoff, ritroviamo Luka Doncic ed i suoi Mavericks in una cavalcata che ha permesso loro – un po’ a sorpresa – di sbaragliare gli avversari della Western Conference ed approdare alle Finals in cui ad aspettarli c’erano i Boston Celtics.

Sul palcoscenico più prestigioso, le prime gare hanno visto un Luka Doncic piuttosto insofferente nei confronti degli arbitri, palesemente non “committed” sul fronte difensivo ma comunque in grado di mostrare quei lampi di talento sfolgoranti che lo hanno reso il Luka Magic che tutti conosciamo… anche se… qualche dubbio a qualcuno è venuto.

Chi è quel qualcuno? Beh potrebbe essere Nico Harrison, general manager e president of basketball operations dei Mavs, che in passato ha lavorato per conto di Nike a stretto contatto con diverse leggende del marchio con lo swoosh come Kobe e LeBron.

Quando hai a che fare con atleti di quel calibro, pare che una delle differenze principali che vengono notate rispetto agli atleti normali è la maniacalità che hanno per la dedizione al lavoro e la cura del proprio corpo.

Ecco, diciamo che da questo punto di vista – magari solo l’ultimo – non si può di certo dire che Doncic sia paragonabile ai primi due, come dimostra qualche chilo di troppo (forse anche un paio in più) che spesso si nota sul fisico del non ancora ventiseienne sloveno e che potrebbe aver collaborato al presentarsi di infortuni, come quello accorso durante la gara dello scorso Natale.

Ci aggiungiamo che la prossima estate, con le regole salariali NBA, il buon Luka, firmando il rinnovo che tutti si aspettavano, avrebbe potuto guadagnare circa 350 milioni di dollari per i prossimi cinque anni; cifra non esattamente trascurabile e che avrebbe comunque vincolato il Wonder Boy alla città texana in cui tutti credevano di aver ritrovato una specie di Nowitzki 2.0 come nuova bandiera.

Ed invece, nella prima conferenza post trade, Harrison, dopo aver ringraziato Luka per quello che ha saputo fare e regalato a Dallas, ha fatto riferimento ad una massima che spesso si sente girare negli spogliatoi NBA: “defense wins championship”, ossia la difesa vince i campionati.

Da qua in avanti possiamo far partire qualunque tipo di ipotesi: Doncic non avrebbe firmato il rinnovo, i Mavs preferivano scambiare per non perderlo per nulla, ci sono precedenti di attitudine che solo la cavalcata playoff dello scorso anno aveva mascherato, ecc…

Sta di fatto però che, come al solito, quando una superstar di primissimo livello si sposta, molto spesso si accasa a Los Angeles, più precisamente sulla sponda gialloviola.

Ai Lakers, Doncic troverà il suo idolo LeBron James che però ha appena compiuto 40 anni e, anche se continua a produrre numeri spettacolari, gioca di fatto nella stessa “posizione reale” di Luka necessitando di avere la palla in mano proprio per le doti che entrambi condividono come creatori e facilitatori di gioco per gli altri.

Altri però che con la partenza di Davis sono davvero poca cosa onestamente e che ci viene difficile possano trovare un equilibrio immediato a meno di ulteriori e di improbabili trade in questa sessione di scambi… a meno che LeBron (unico di due giocatori in tutta la lega ad avere una no-trade clause nel proprio contratto) non decida si muoversi in autonomia, ma ci sentiremmo di scartare questa ipotesi per non perderci nel multiverso.

Dal punto di vista tattico invece, la situazione dei Mavs ci convince di più nonostante sia partito un turbinio di insulti e sommosse nei confronti della dirigenza di Dallas che – di fatto – ha segnato un pezzo di storia cedendo un giocatore da top5 (stando larghi) non ancora ventiseienne con almeno altri dieci anni di carriera davanti per una superstar che però di anni ne avrà a breve 32.

The Brow (come viene definito per il sopracciglio) resta oggettivamente un giocatore unico per la sua versatilità e completezza su entrambi i lati del campo, specialmente quello difensivo a cui si faceva riferimento poc’anzi, e si va ad inserire in un sistema in cui le chiavi della regia passeranno a Kyrie Irving che dovrà orchestrare la squadra tra i suoi crossover, armando le mani dei tiratori e servendo i lob ad un reparto lunghi ora di primissimo livello come faceva Doncic, ma con la consapevolezza di essere entrati in modalità “win now”.

A Los Angeles invece, per ora, vediamo più uno scenario in cui ci si sta preparando al congedo di LeBron, magari fra un paio di anni, andandolo ad addolcire con un passaggio di torcia spirituale che possa diventare propiziatorio per attirare una seconda superstar nella città degli angeli come accaduto tutte le volte in cui i Lakers hanno vinto un titolo, sacrificando qualche stagione di assestamento prima di risollevare il trofeo tra le invidie di tutta la lega.

Perché, diciamocelo, chi è che non odia i Lakers fatta eccezioni per gli stessi tifosi gialloviola?

Per approfondire 

Chi vincerà la nuova stagione dell’Nba?

Tutto quello che c’è da sapere sulla nuova stagione Nba – Parte 1

Basket, omaggio data-driven a Kobe Bryant

Mappe, parchi e campi da basket. La mappa di Kirk Goldsberry

The Last Dance, la fine dei Chicago Bulls e i dati. Riparte l’Nba