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scienze

Tuo figlio probabilmente mangia troppi zuccheri ma forse non te ne rendi conto

Un recente studio italiano, pubblicato sulla rivista Nutrients ha indagato la relazione tra le abitudini alimentari dei bambini italiani della scuola dell’infanzia e lo stato nutrizionale dei loro genitori. I risultati hanno rivelato che i bambini con genitori sovrappeso o obesi tendono a consumare maggiori quantità di carboidrati e a scegliere alimenti meno salutari. Il campione esaminato non è molto ampio, ma è un primo tentativo di raccolta dati di questo tipo in Italia. Sono stati considerati 171 bambini con un’età media di 4,6 anni, per i quali sono stati raccolti dati sia sulle abitudini alimentari che sullo stato nutrizionale dei genitori. I risultati hanno evidenziato che i figli di genitori sovrappeso o obesi tendono a consumare maggiormente bevande zuccherate e sono più inclini a rifiutare cibi sani, come verdure e pesce.

Un aspetto particolarmente allarmante riguarda appunto il consumo elevato di zuccheri. Le bevande zuccherate sono particolarmente apprezzate dai bambini, con circa il 21% di loro che predilige le bevande a base di cola. Comportamenti alimentari di questo tipo si riscontrano maggiormente nelle famiglie numerose, dove si osserva un’introduzione precoce di latte vaccino e un maggiore consumo di zuccheri. In generale, il consumo di proteine e zuccheri risulta superiore alle quantità raccomandate per i bambini, superando abbondantemente le soglie indicate dalle linee guida nutrizionali.
Lo studio ha anche rivelato che circa il 10% dei bambini analizzati era a rischio di sviluppare problematiche alimentari. Di questi, ben il 65% aveva almeno un genitore sovrappeso o obeso. Tuttavia, anche tra i bambini di genitori con peso nella norma, circa un terzo di loro manifesta comportamenti alimentari problematici. Questo suggerisce che, sebbene il peso dei genitori sia un fattore determinante, esistano altre influenze, sia ambientali che genetiche, che potrebbero contribuire a questi comportamenti.

La nutrizione nei primi anni di vita è essenziale per il benessere a lungo termine. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento esclusivo (sia al seno che con latte artificiale) per i primi sei mesi, seguito dall’introduzione graduale di alimenti complementari. In questa fase si consolidano molte delle abitudini alimentari che accompagneranno il bambino anche in età adulta. Un’alimentazione scorretta nei primi anni, infatti, può contribuire allo sviluppo dell’obesità e sovrappeso infantile, che sono fenomeni in preoccupante crescita a livello mondiale. L’obesità infantile è, infatti, correlata a un aumento del rischio di malattie croniche non trasmissibili, come diabete e malattie cardiovascolari. Inoltre, nei bambini sotto i cinque anni, fenomeni come la neofobia alimentare, il rifiuto del cibo e la selettività durante i pasti sono comuni, limitando la varietà e la quantità di alimenti consumati e aumentando il rischio di compromettere la crescita e lo sviluppo di abitudini alimentari sane.

Le conseguenze del troppo zucchero da piccoli

Oggi, i bambini consumano molto più zucchero di quanto raccomandato, e gli effetti negativi di tale abitudine non si limitano all’infanzia. Studi recenti rivelano che l’esposizione precoce allo zucchero può avere conseguenze sulla salute a lungo termine. La rivista Science ha da poco pubblicato i risultati di uno studio unico nel suo genere, che ha dimostrato che i bambini che consumano pochi zuccheri nei primi 1000 giorni di vita presentano un rischio significativamente ridotto di sviluppare malattie croniche nella vita. In particolare, è stato analizzato il caso dei bambini che hanno vissuto durante il razionamento dello zucchero nel Regno Unito, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale (tra il 1942 e il 1953). Durante quel periodo, il consumo medio giornaliero di zucchero era limitato a circa 8 cucchiaini (40 grammi), mentre, con la fine delle restrizioni, il consumo di zuccheri e dolci aumentò drasticamente. L’analisi dei dati provenienti dalla UK Biobank ha rivelato che questa limitazione dietetica ha avuto effetti protettivi contro lo sviluppo di diabete di tipo 2 e ipertensione. I bambini che hanno vissuto restrizioni sul consumo di zucchero nei primi 1.000 giorni di vita hanno un rischio fino al 35% inferiore di sviluppare diabete di tipo 2 e un rischio ridotto del 20% di soffrire di ipertensione da adulti. Anche una moderata riduzione del consumo di zucchero da parte della madre durante la gravidanza ha avuto effetti positivi, ma i benefici sono stati più evidenti quando le restrizioni sono continuate anche dopo la nascita.

Quindi quanto zucchero mangia tuo figlio?

Nonostante le evidenze scientifiche, in Italia i bambini e gli adolescenti continuano a consumare quantità eccessive di zuccheri. I risultati dell’indagine “Okkio alla SALUTE 2023” sullo stato ponderale e gli stili di vita dei bambini italiani mostrano che quasi 3 bambini su 10, di età compresa tra gli 8 e i 9 anni, bevono ogni giorno bevande zuccherate o gassate, con una percentuale particolarmente alta in Campania, dove il fenomeno riguarda un bambino su 3. Inoltre, circa il 4,3% delle scuole ha distributori automatici di alimenti poco salutari accessibili anche ai bambini, sebbene questa percentuale sia diminuita rispetto al 2019.

Gli adolescenti, soprattutto quelli provenienti da famiglie a basso reddito, continuano a nutrirsi in modo non salutare, con una peggioramento delle abitudini alimentari tra il 2018 e il 2023. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicati nel maggio 2024, rivelano che circa la metà dei ragazzi di 15 anni non mangia né frutta né verdura per giorni interi. Inoltre, un adolescente su 4 consuma dolci o cioccolato ogni giorno, in particolare tra le ragazze. Chi proviene da famiglie a basso reddito sono anche più inclini a consumare bevande zuccherate (18% contro il 15% dei coetanei più abbienti) e meno propensi a mangiare frutta quotidianamente. Solo un adolescente su 3 delle famiglie meno abbienti consuma frutta ogni giorno, mentre tra i coetanei delle famiglie più abbienti questa percentuale è del 50%.

Tuttavia, i genitori spesso non si rendono conto di queste abitudini alimentari scorrette. Prima della pandemia, circa l’80% di loro credeva che i propri figli avessero un peso normale, anche quando non era così. Durante la pandemia, le percezioni sono cambiate, con circa il 70% dei genitori che dichiarava di considerare i propri figli normopeso, in linea con la prevalenza reale dell’eccesso ponderale.

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